di Andrea Bonacchi
Noi siamo il nostro corpo, le nostre emozioni, i nostri pensieri, sensazioni, desideri, relazioni ecc. Chi guida, chi dirige tutto questo? Chi coordina l’espressione di tutto ciò che siamo?
Quando siamo bambini i nostri genitori ci guidano, ci orientano, dirigono le nostre scelte, le disciplinano; e lo fanno anche i nostri insegnanti a scuola o istruttori nello sport. Quando andiamo in autobus l’autista ci guida con capacità e sicurezza. Anche in un gruppo di lavoro ci sono guide, direttori, coordinatori. In un ufficio c’è il capoufficio, in un gruppo di operai c’è il caposquadra, in una scuola c’è la (o il) preside, in un reparto di ospedale il (o la) primario, in una squadra sportiva il capitano ecc.
E’ importante che ci soffermiamo a chiederci: chi “guida” la nostra vita?, chi dirige l’esprimersi di ciò che siamo a livello psicofisico, relazionale e spirituale? Qual è il “direttore” di noi stessi? Chi o cosa sta al “Centro” di noi e dirige la nostra vita?
Talvolta questo posto, questo ruolo, è vacante; non c’è proprio una guida… Le persone appaiono allora come case, delle quali si intuisce che il padrone è assente; soprattutto quando è sera o notte si nota che nessuna luce viene dall’interno. A volte, e più spesso, questo posto è occupato da una parte di noi che semplicemente è più forte o convincente delle altre: un desiderio, un valore, una emozione o un sentimento (come l’amore, la paura, la rabbia o l’invidia) un sogno, l’attaccamento, l’orgoglio, la brama di potere, una abitudine, un istinto…
Noi abbiamo la possibilità di dare questo posto alla “consapevolezza amorevole” ovvero alla presenza mentale consapevole, nel qui ed ora, non giudicante, benevolmente accogliente, che vuole la vita e il benessere per tutti gli esseri. Se mettiamo al “Centro di noi”, ovvero a dirigere l’esprimersi di noi stessi, la “consapevolezza amorevole” avremo possibilità maggiori di una vita lunga, serena, felice, armonica. Questo è un dato di fatto confermato ogni giorno da nuovi studi e ricerche scientifiche.
E come fare a rendere la “consapevolezza amorevole” il regista della nostra vita, il direttore d’orchestra delle nostre parti? Intanto va generata l’energia della “consapevolezza amorevole”. E questo lo possiamo fare principalmente attraverso pratiche meditative. Poi potremo allenarci a fare partire, originare, le nostre azioni, le nostre parole, le nostre scelte da questa energia di “consapevolezza amorevole”.
La consapevolezza amorevole può guidarci a prenderci cura delle nostre parti sofferenti, delle nostre ferite. La consapevolezza amorevole può guidarci a sviluppare qualità, competenze, in grado di generare in noi e negli altri benessere, felicità, armonia. Il percorso per imparare sempre meglio a prenderci cura di noi e ad esprimere le nostre potenzialità e i nostri talenti può avere una tappa fondamentale nel nutrire in noi la “consapevolezza amorevole” e nello scegliere di metterla al Centro di noi stessi, a dirigere la nostra vita.