GIARDINAGGIO INTERIORE

di Andrea Bonacchi

Vuoi essere felice per una sera? Ubriacati! 
Vuoi essere felice per una settimana? Sposati!
Vuoi essere felice per tutta la vita? Coltiva un giardino!
Vuoi essere felice per l’eternità? Coltiva il tuo giardino interiore!

Elisabetta Ferri, adattamento di un proverbio cinese

C’è un principio universale della nostra vita: ciò di cui ci prendiamo cura con sapienza e capacità ha più probabilità di crescere e stare bene. Questo principio si applica a tutto ciò che ci riguarda: al nostro lavoro, alla nostra forma fisica, alla nostra casa-abitazione, ai nostri animali da compagnia, ai nostri progetti, al nostro giardino… Si applica anche a noi stessi, alla nostra persona a livello fisico, psicologico e spirituale e alle nostre relazioni a partire dai nostri affetti.

Ciascuno di noi ha un’aspirazione a stare bene e a esprimere sé stesso, il proprio potenziale umano, i propri talenti e passioni, i propri valori, i propri bisogni e desideri. Ciascuno di noi quando riesce a fare questo e a goderne è come una pianta sana che fiorisce, è come un giardino fiorito.

Ha detto Osho: “L’uomo nasce come seme: può diventare un fiore oppure no. Dipende tutto da te, da cosa fai di te stesso; crescere o no dipende da te. E’ una tua scelta e questa scelta va affrontata ogni momento; in ogni istante ti trovi a un crocevia.”

Avere cura di noi, delle nostre relazioni, della nostra vita, è un nostro compito esistenziale primario che richiede dedizione, ed è un bisogno profondo che chiede attenzione.

Scrive Chandra Liva CAndiani nel suo libro  “Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione” (editore Einaudi):  “Ho studiato i testi della tradizione, ascoltato tanti discorsi, letto libri antichi e moderni, ma quello che davvero resta è quel tocco, quell’invito, a fare orto della propria vita, coltivazione.”

Ecco allora emergere la preziosità della metafora del giardino. Se vogliamo stare bene, esprimere il nostro potenziale, possiamo non avere un giardino, possiamo non avere delle piante in casa o sul balcone ma non possiamo non essere giardinieri di noi stessi.

Trovo che la metafora del giardinaggio sia estremamente utile soprattutto per aiutarci a comprendere il tipo di lavoro che possiamo fare su noi stessi – con pazienza e dedizione – per portarci a “fiorire” ovvero a esprimere il nostro potenziale umano in modo sempre più bello, efficace, armonioso, gioioso. Aspetti interessanti del lavoro di “giardinaggio interiore” sono ad esempio:

  • I semi che vogliamo piantare: dentro di noi si trovano i semi di tutte le qualità e di tutte le competenze. Solo alcuni però si sono sviluppati, hanno dato vita a vere e proprie piante più o meno grandi e prospere. Per sviluppare i semi delle qualità dobbiamo concentrare su di essi la nostra attenzione, vanno riconosciuti e annaffiati. Ci vogliono poi tecniche specifiche per allenare le qualità così come per ogni pianta dobbiamo sapere cosa è utile per farla crescere e prosperare.
  • Strumenti di lavoro adeguati: come ogni giardiniere ha i suoi attrezzi così chi vuole lavorare su sé stesso deve conoscere quali sono le tecniche utili (esse includono: visualizzazioni, meditazioni, lettura, scrittura, esercizi in coppie e in gruppo, etc)
  • Conoscere il terreno: ogni giardino ha un terreno caratteristico che è espressione di tanti fattori; il giardiniere cerca di imparare a conoscere e rispettare questo terreno. Così nel lavoro su noi stessi dobbiamo imparare a conoscere bene la nostra storia, i nostri talenti, i nostri limiti, le nostre caratteristiche psicologiche, le nostre abitudini…
  • Fragilità da proteggere: il giardiniere impara a riconoscere quali piante del suo giardino necessitano cure particolari come ad esempio: annaffiature abbondanti, riparo in serra in inverno, ombra per proteggere dai raggi solari troppo intensi dell’estate. Così nel giardinaggio interiore dobbiamo riconoscere, accettare, proteggere le nostre fragilità.
  • Cura delle radici: ogni pianta ha radici che la nutrono e la ancorano. Nel giardinaggio interiore possiamo andare alla scoperta delle nostre radici, ovvero di ciò che ci nutre, ci ancora, ci dà identità, senso di appartenenza.
  • Ascolto: il giardino è ricco dei suoni della natura. Il saggio giardiniere ogni tanto si ferma ad ascoltare questi suoni. Nel giardinaggio interiore possiamo imparare la qualità dell’ascolto attento e non giudicante di noi stessi e degli altri.
  • Potature: il giardiniere è chiamato, nel suo giardino, a fare operazioni di potatura: mettere in una forma bella e ordinata una siepe, alleggerire rami pesanti da un albero, togliere i rami di un albero da frutto per migliorare la fruttificazione (o dei bocci secondari, ad esempio delle rose, per avere un solo fiore apicale più bello), togliere fiori secchi. Così nel giardinaggio interiore siamo chiamati a ridimensionare e lasciare andare parti di noi e delle nostre relazioni che non ci servono più, che non ci piacciono, che ci fanno soffrire.

Nel corso dell’anno 2018 e nell’ambito del progetto RADICI ho avuto il piacere e la gioia di svolgere, a Pistoia, con i ragazzi e gli operatori dell’Associazione Otre l’Orizzonte alcuni incontri di “Giardinaggio interiore”; i singoli incontri avevano durata di un’ora e mezzo e si sono succeduti a cadenza circa mensile. Le tecniche usate sono state principalmente: tecniche di rilassamento, tecniche di consapevolezza, di meditazione creativa, disegno, tecniche a mediazione corporea, discussione in coppie e sottogruppi. Ad ogni incontro sono state inoltre impiegate tecniche di scrittura e riflessione autobiografica per curare l’integrazione con il percorso RADICI. I ragazzi hanno seguito con interesse gli incontri e il clima che si è creato è stato di condivisione sincera e di sentita collaborazione.

Per l’anno 2019-2020 il tema del “Giardinaggio interiore” è il tema che lega fra loro gli incontri di meditazione Sul Sentiero dell’Armonia che si svolgono a cadenza mensile a Scandicci e a Firenze.

Chi lo desidera è invitato ad aggiungersi al nostro volenteroso gruppo di giardinieri interiori !