Carissimi, sono molto contenta di essere qui con voi a celebrare l’avvicinarsi della ricorrenza del Natale. Vorrei però pensare insieme a voi a questo periodo dell’anno al di là dei significati che ha acquisito nelle varie religioni e nelle abitudini consumistiche di acquisti e regali e cibo. Vorrei provare a ritornare con voi a quello che questo periodo dell’anno può significare per ciascuno di noi se lo guardiamo nei suoi aspetti più semplici, come se lo scoprissimo adesso.
Il solstizio di inverno è un momento particolare, non a caso celebrato fino dall’antichità con feste e rituali: Stonehenge, la festa del sole invincibile o natale del sole degli antichi romani, la festa delle luci ebraica, il Natale cristiano e così via. È il momento in cui la luce sta per tornare a prevalere sull’oscurità, con una lentezza appena percettibile, eppure sicura, continua. La luce e il buio sono fianco a fianco in questo periodo, e se osserviamo bene possiamo accorgerci che è proprio nel buio che la luce che si fa strada brilla di più. È proprio il buio lo sfondo necessario a farci vedere le stelle. Proprio come a volte sono le difficoltà, le fatiche, i dolori, a farci rendere conto di quanto siano importanti molte piccole cose, proprio quando ci vengono a mancare: il calore di un affetto, un sorriso, il tepore di una casa e di un letto, il piacere di un bel libro o una bella musica. A volte svalutiamo o diamo per scontate tante cose e tante persone che, forse, davvero da sole non sono sufficienti a annullare il buio che a volte ci avvolge, ma come piccole stelle possono rischiarare e rendere più leggero e gioioso il nostro cammino, o possono almeno portarci un po’ di consolazione nel nostro smarrimento. Sta però a noi provare ad alzare lo sguardo, cambiare prospettiva: potremmo forse scoprire di avere intorno più luce di quanto pensassimo, e sentirci meno soli. Il buio può aiutarci a vedere meglio, e a sentire meglio quanto sia preziosa la luce, anche se piccola, a cercarla e coltivarla sia fuori che dentro di noi.
Ma non dobbiamo dimenticarci che come gli altri possono essere fonte di luce e di calore per noi, anche noi possiamo essere a nostro modo portatori di luce. Come amava dire Margherita Hack veniamo dalle stelle e siamo fatti della stessa materia delle stelle: anche noi, a nostro modo, possiamo brillare. Siamo piccole stelle, ma siamo stelle anche noi, e nel nostro piccolo possiamo risplendere per noi stessi e per chi ci è vicino, con gioia e semplicità. Non dimentichiamolo.
Nelle strade in questi giorni possiamo vedere tante lucine natalizie, e anche se non sempre di buon gusto, credo che anche quelle, se vogliamo e con un po’ di buona volontà, possano essere per noi una “campana di consapevolezza”, come diceva Thic Nhat Hanh; proviamo ad andare oltre il semplice consumismo e lasciamo che siano un richiamo gentile e gioioso alla speranza e alla possibilità di scaldare il cuore e godere anche delle piccole cose, in serenità e semplicità;
ogni luce, ogni stella è un sorriso che l’universo ci fa: accettiamolo e sorridiamo anche noi!
A tutti voi l’augurio di accendere la stella che siete, e di scoprire le stelle che vi circondano.
La mia gente mette piccole luci
per le strade e dentro casa
appende festoni intermittenti.
Poi si veste elegante, stende una tovaglia
bellissima e al centro mette
candele di meraviglia,
stappa bottiglie, brinda.
E non sa perché,
non lo sa più, precisamente.
Ah la mia gente! quanto vorrebbe ancora
slabbrarsi, fiocinare una stella
e farsi uguale a lei. Uguale uguale.
E invece ciondola a volte
smemore di sua potenza. Perduta. Sola.
Allora vieni! Vieni guardiano
delle parole notturne,
ridacci tu l’intero, l’avventura,
la più viva parola.
Fa’ tutto grande immenso, stellato
fiammeggiato. Vieni bambino. Vieni infinità.
Mariangela Gualtieri