PACE – Thich Nhat Hanh

                                                           

Pensieri e parole

 

 Pace

 Mi hanno svegliato questa mattina

per dirmi che mio fratello e’ stato ucciso in battaglia.

Eppure in giardino 

una rosa novella dai teneri petali

sboccia sulla siepe.

Io sono vivo,

respiro ancora la fragranza delle rose e del letame

mangio, prego, dormo.

Quando potrò rompere questo lungo silenzio?

Quando potrò pronunciare le parole non dette 

che mi soffocano?

 

Questi versi di pace furono scritti in Vietnam nel 1964, dal maestro buddhista zen vietnamita Thich Nhat Hanh

 

L’originale in inglese:

Peace

They woke me this morning

to tell me my brother had been killed in battle.

Yet in the garden

a new rose, with moist petals uncurling,

blooms on the bush.

And I am alive,

still breathing the fragrance of roses and dung,

eating, praying,and sleeping.

When can I break my long silence?

When can I speak the unuttered words that are

choking me?

 

 

DIFESA DELL’ALLEGRIA – Mario Benedetti

Pensieri e parole

  

Difesa dell’allegria

Difendere l’allegria come una trincea
difenderla dallo scandalo e dalla routine
dalla miseria e dai miserabili
dalle assenze transitorie
e da quelle definitive
difendere l’allegria come un principio
difenderla dallo sbalordimento e dagli incubi
dai neutrali e dai neutroni
dalle dolci infamie
e dalle gravi diagnosi
difendere l’allegria come una bandiera
difenderla dal fulmine e dalla malinconia
dagli ingenui e dalle canaglie
dalla retorica e dagli arresti cardiaci
dalle endemie e dalle accademie
difendere l’allegria come un destino
difenderla dal fuoco e dai pompieri
dai suicidi e dagli omicidi
dalle vacanze e dalla fatica
dall’obbligo di essere allegri
difendere l’allegria come una certezza
difenderla dall’ossido e dal sudiciume
dalla famosa patina del tempo
dalla rugiada e dall’opportunismo
dai prosseneti della risata
difendere l’allegria come un diritto
difenderla da Dio e dall’inverno
dalle maiuscole e dalla morte
dai cognomi e dalle pene
dal caso
e anche dall’allegria

Mario Benedetti

Poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaino

(1920-2009)

CHIAMATEMI CON I MIEI VERI NOMI – Thich Nhat Hanh

Pensieri e parole

Chiamami con i miei veri nomi

Non dire che domani me ne andrò,

perché io arrivo sempre.

Guarda in profondità: io arrivo ogni secondo,

per esser un germoglio sul ramo a primavera;
per essere un minuscolo uccellino con le ali ancora fragili

che impara a cantare nel suo nido;
per essere un bruco nel cuore di un fiore;

per essere un gioiello che si nasconde in una pietra.

Io arrivo sempre, per ridere e per piangere,

per temere e per sperare.
Il ritmo del mio cuore è la nascita

e la morte di tutto ciò che è vivo.

Io sono un insetto che muta la sua forma sulla superficie di un fiume.
E io sono l’uccello che, a primavera, arriva a mangiare l’insetto.
Io sono una rana che nuota felice nell’acqua chiara di uno stagno.
E io sono il serpente che, avvicinandosi in silenzio, divora la rana.

Sono un bambino in Uganda, tutto pelle e ossa,

le mie gambe esili come canne di bambù,
e io sono il mercante che vende armi mortali all’Uganda.

Io sono la bambina dodicenne profuga su una barca,
che si getta in mare dopo essere stata violentata da un pirata.
E io sono il pirata, il mio cuore ancora incapace di vedere e di amare.

Io sono un membro del Politburo, con tanto potere a disposizione.
E io sono l’uomo che deve pagare il “debito di sangue” alla mia gente,
morendo lentamente in un campo di lavori forzati.

La mia gioia è come la primavera, così splendente che fa sbocciare i fiori su tutti i sentieri della  vita.
Il mio dolore è come un fiume di lacrime, così gonfio che riempie tutti i quattro oceani.

Per favore chiamatemi con i miei veri nomi,

cosicché io possa udire tutti i miei pianti e tutte le mie risa insieme,
cosicché io possa vedere che la mia gioia e il mio dolore sono una cosa sola.

Per favore, chiamatemi con i miei veri nomi,

cosicché io mi possa svegliare
E cosicché la porta del mio cuore sia lasciata aperta,

la porta della compassione.

Thich Nhat Hanh

Questa poesia è stata scritta da Thich Nhat Hanh – maestro vietnamita di buddhismo zen e pacifista impegnato – al termine di una lunga meditazione fatta dopo avere appreso che una bambina di 12 anni, fuggita su una barca di fortuna dal Vietnam, era stata violentata da un pirata tailandese e si era annegata gettandosi in mare.

Offro questa poesia alla riflessione in questi giorni funestati dalla morte di tanti profughi e migranti affogati nel canale di Sicilia. Possa cessare l’indifferenza e risvegliarsi l’amore compassionevole.

>>>ANSA/PAPA A LAMPEDUSA: FARA' APPELLO A PRENDERSI CURA DEI MIGRANTI

La poesia nella versione in inglese:

Please Call Me By My True Names

Do not say that I’ll depart tomorrow
because even today I still arrive.

Look deeply: I arrive in every second
to be a bud on a spring branch,
to be a tiny bird, with wings still fragile,
learning to sing in my new nest,
to be a caterpillar in the heart of a flower,
to be a jewel hiding itself in a stone.

I still arrive, in order to laugh and to cry,
in order to fear and to hope.
The rhythm of my heart is the birth and
death of all that are alive.

I am the mayfly metamorphosing on the surface of the river,
and I am the bird which, when spring comes, arrives in time
to eat the mayfly.

I am the frog swimming happily in the clear pond,
and I am also the grass-snake who, approaching in silence,
feeds itself on the frog.

I am the child in Uganda, all skin and bones,
my legs as thin as bamboo sticks,
and I am the arms merchant, selling deadly weapons to
Uganda.

I am the twelve-year-old girl, refugee on a small boat,
who throws herself into the ocean after being raped by a sea
pirate,
and I am the pirate, my heart not yet capable of seeing and
loving.

I am a member of the politburo, with plenty of power in my
hands,
and I am the man who has to pay his “debt of blood” to, my
people,
dying slowly in a forced labor camp.

My joy is like spring, so warm it makes flowers bloom in all
walks of life.
My pain if like a river of tears, so full it fills the four oceans.

Please call me by my true names,
so I can hear all my cries and laughs at once,
so I can see that my joy and pain are one.

Please call me by my true names,
so I can wake up,
and so the door of my heart can be left open,
the door of compassion.

Thich Nhat Hanh

FIDUCIA – Krishnananda e Amana

Pensieri e parole

FIDUCIA

Se vediamo il significato emozionale e spirituale dei nostri momenti difficili, allora possiamo contenere il dolore. Le delusioni e gli abbandoni ci sfidano a scoprire una fiducia reale: altrimenti le nostre ferite possono facilmente diventare terribili ed insopportabili. Forse diamo per scontato che non sia possibile avere fiducia o, se abbiamo esperienza di nostra apertura al mondo e di fiducia, succede qualcosa poi che ci fa chiudere.

Ma la caratteristica di una fiducia genuina non è dipendere dagli altri, né da qualcosa di esterno: è una profonda esperienza interiore di connessione con il nostro essere e con l’esistenza. Il nostro livello di fiducia genuina, quello che non dipende da eventi esterni, è uno specchio della nostra coscienza ed è una qualità che possiamo sviluppare. Non siamo così impotenti come potrebbe sembrare, quando arriva il momento di aprire il nostro cuore alla vita, agli altri, ed in definitiva a noi stessi. Perché, fondamentalmente, non è negli altri che dobbiamo imparare ad avere fiducia, ma in noi stessi.

 Krishnananda e Amana

Tratto da “Fiducia e sfiducia. Imparare dalle delusioni della vita, ed. Urra,  2004

L’ANNO DELL’ATTENZIONE – Franco Arminio

 Pensieri e Parole

 

Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane,
di gente che ama gli alberi e riconosce il vento.

Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.
Attenzione a chi cade, attenzione al sole che nasce e che muore,
attenzione ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.

Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere,
significa rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, al buio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza.

Franco Arminio


da “Geografia commossa dell’Italia interna