Queste meditazioni sui simboli della natura traggono spunto da quanto osserviamo intorno a noi, nella natura in particolare, e dentro di noi.
Da sempre sono affascinato, mentre mi capita di passeggiare per la campagna toscana, dai muretti a secco che numerosi si trovano in questo territorio a delimitare stradine, a circondare campi, a reggere terrazzamenti. Il nostro territorio collinare e ricco di rocce e sassi è da secoli legato al lavoro dell’uomo e i muretti a secco si ergono come testimonianza di questa secolare cura della terra per la coltivazione dei suoi prodotti.
Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un libro scritto da Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore di fama, dedicato ai muretti a secco sono una su passione e che cerca e fotografa da decenni in modo quasi ossessivo. Leggo, guardo le foto del libro; partono pensieri, emozioni, ricordi, riflessioni…
Scrive Andreoli: “Nel muretto ogni sasso mantiene una propria individualità, è legato ma allo stesso tempo ha una configurazione singolare, e nei casi in cui un muretto cada, torna sé stesso nell’ammasso degli altri sassi. C’è in questo la configurazione di un rapporto e persino di un rapporto sociale: in una comunità ci sono gli individui, ognuno dei quali ha caratteristiche proprie che però devono convivere con quelle degli altri, e in qualche modo si giustappongono. Il muretto a secco è l’insieme di tanti sassi separati che costituiscono una struttura” (tratto da: Vittorino Andreoli “Muretti a secco. La ricchezza della semplicità” Ed. LOW)
In particolare la mia attenzione dal muretto nel suo insieme si sposta sulla singola pietra, sul suo appartenere, sul suo ruolo semplice (una tra tante), sul suo appoggiarsi e sostenere il peso di altre pietre, sul suo liberarsi quando il muretto si scioglie e cade…
Oggi mediteremo su questo.
Andrea Bonacchi, maggio 2024